04 marzo – ore 21:00 TEATRO LA FENICE DI ARSOLI
PASQUAROSA – STUDIO PER UNA PITTRICE
Una bambina stretta nel busto a stecche e con ai piedi scarpe infinitamente troppo grandi, lo sguardo già profondo e lontano. Questa è una delle prime immagini di Pasquarosa, modella ancora imberbe ma già icona. In quell’abito, in quell’atteggiamento l’essenza e il presagio del suo divenire: da contadina a ninfa sottile e liberty nelle sculture di Nicola d’Antino, a nudo roseo e sensuale innumerevolmente ritratto dal marito Nino Bertoletti, a pittrice dai colori incredibili buttati di getto sulla tela, protagonista vivace di tutto un novecento romano fatto di amici che si chiamano Pirandello, Capogrossi, Carena, De Chirico, Soffici, Cecchi, Guttuso, Morante, Tofano…
Ma per comprendere l’ascesa di Pasquarosa bisogna partire da lì, da quelle scarpe grandi che proteggevano i piedi dai sassi e dalla polvere delle sterrate di Anticoli Corrado, un paese-scrigno a una manciata di chilometri da Roma. Tra le sue mura di pietra ancora oggi si cela un sorprendente patrimonio d’arte. Sono le scie lasciate dai tanti pittori e scultori che da lì sono passati, ritraendo la piazza, le case, le colline. E naturalmente le modelle: Natalina, Pompilia, Margherita, di cui si innamoravano e che magari sposavano, portandosi via così un pezzo di quella campagna, che riverberava poi, per sempre, negli occhi delle loro donne e che a volte veniva alla luce, come in Pasquarosa, nel respiro dei colori a riempire la tela.
“Pasquarosa” nasce da Giovani InnESTi un progetto realizzato con il contributo dell’Assesssorato alle Politiche Culturali della Provincia di Roma in collaborazione con l’A.T.C.L., l’Unione dei Comuni del Medaniene, la partecipazione attiva del Civico Museo di Arte Moderna di Anticoli Corrado e, soprattutto, del Prof. Paolo Bertoletti, studioso d’arte, co-direttore del museo e nipote della pittrice.
In scena gli attori restituiscono un’immagine “sensibile” di Pasquarosa, fatta di rimandi e tessiture emotive, in una partitura a due – impossibile non affiancare a quella dell’artista la figura del marito, compagno e complice di una vita – che diventa “ritratto di famiglia in un interno”, mettendo in primo piano il sapore e il clima di un novecento italiano, colto, sperimentale e innovativo.
Gloria Sapio e Maurizio Repetto, attori, autori e registi, con molteplici esperienze al loro attivo, si occupano prevalentemente, a partire dal 2006, di progetti territoriali.
La loro ricerca artistica si sposa con la creazione e il consolidamento di una sorta di laboratorio permanente delle arti performative nella difficile zona est della Provincia di Roma, condotti grazie al sostegno dell’Assessorato alle Politiche Culturali della Provincia di Roma e della Regione Lazio. In particolare, dal 2010 , con Officina E.S.T. – Esperimenti Sul Territorio, officina culturale della Regione Lazio, Settimo Cielo anima nella zona di Tivoli e della Valle dell’Aniene una serie di iniziative che coinvolgono Tivoli e la Valle dell’Aniene.
Nel 2012, Settimo vince il bando per il Sostegno di Attività di Spettacolo dal Vivo con carattere ricorrente della Regione Lazio con il progetto Contemporanea Aniene Pop Festival, primo festival di teatro popolare contemporaneo che si terrà nell’aprile 2013 tra Subiaco e Anticoli Corrado.
Note di regia
Il mito delle contadine anticolane analfabete o, come si direbbe oggi, non scolarizzate, che tra l’otto e il novecento diventano muse, modelle dei pittori, per poi sbocciare come artiste libere nell’espressione perchè svincolate da dettami accademici, conquistandosi un ruolo di rispetto nella vita intellettuale del Paese, in un Italia ancora ben lontana dal diritto al voto per le donne, ha qualcosa di stupefacente. L’incarnazione stessa di questa metamorfosi è Pasquarosa Marcelli (Articoli Corrado 1896 – Lido di Camaiore 1973) la quale trovò nel marito, il pittore Nino Bertoletti, colto e raffinato, un uomo capace non solo di amarla ma di comprenderne ed esaltarne le doti artistiche, senza mai prevaricare, cosa rara data l’epoca storica. Ciò che colpisce nella loro storia, oltre alle atmosfere di un novecento ambiva a confrontarsi col mondo, è infatti questo rapporto franco, di complicità reciproca, così moderno perché tutto sommato paritario. Impossibile, quindi, parlare dell’una senza l’altro. Il loro sodalizio, mai svincolato dall’arte che era una professione e una fede praticata da entrambi, percorse il secolo, attraversò due guerre e permeò tutto il loro vivere. Grazie alle testimonianze di intimità familiare di Paolo Bertoletti, nipote di Pasquarosa e Nino, ma anche alle tante suggestioni “rubate” ai figli e ai nipoti di quei pittori che fecero la Scuola Romana, ancora molto legati ad Anticoli, abbiamo costruito un racconto che assomiglia in fondo a una favola, di quelle che ci piaceva sentire raccontare dai nostri nonni: ma quando vi siete incontrati? E come? E quando? E lei com’era? E tu?… In questa dimensione entrano i nomi altisonanti della nostra storia intellettuale, ma spogliati della loro aurea e resi quotidiani in rapporto a quelle frequentazioni amichevoli fatte di caffè presi insieme, di vacanze al mare e di cene casalinghe di buon vicinato.
Nino e Pasquarosa ci parlano attraverso le opere che hanno lasciato. Siamo consapevoli, quindi, che non sono loro ad aver bisogno di essere ricordati, al contrario siamo noi che abbiamo bisogno di ricordarli e con loro ricordare le atmosfere di un novecento che si sta allontanando a ritmo vertiginoso ma nel quale abbiamo ancora le nostre radici. Moira Curti che frequenta i nostri laboratori di InnESTi – progetto meta teatrale nel territorio del Medaniene – giovane modella anticolana, “ piccola trina” che sale tra le felci e le viole selvatiche, è il filo sottile, resistente e rosa che ci lega al passato.