Voci da Scirocco
18 febbraio – ore 21:00 TEATRO LA FENICE DI ARSOLI
VOCI DA SCIROCCO
Su di una barca spinta dal vento di scirocco c’è chi si mette in viaggio per raggiungere una nuova meta per soddisfare i propri desideri e chi invece al di qua del mare, al chiuso di una stanza riflette sulla propria esistenza, al riparo da quel vento che arriva dal deserto umido e appiccicoso. La barca vaga nel mare e resta in balia delle onde, senza una mano che la diriga si lascia andare alla deriva spinta dal vento di scirocco a una fuga che sembra senza fine. E’ un lungo e lento errare quello della barca e dei suoi ospiti, un vagare verso una meta che sembra stia per essere raggiunta e invece non fa che allontanarsi, si rivela quasi inafferrabile, illusoria, come i miraggi. E allora, già durante il viaggio inizia ad affiorare la nostalgia, vengono alla mente i ricordi: le oasi, i deserti, le distese di ulivi. Mondi che evocano avventure, ma che improvvisamente non sono più le tappe di quel cammino che ci fa progredire di esperienza in esperienza, diventano soste provvisorie di chi inizia ad avere la sensazione di sentirsi esule sulla terra, ”straniero alla vita”. Ma a volte i destini si incrociano e possono cambiare la vita…
prologo, visioni
– S f i d e
Come una nave in mezzo al mare o una carovana nel deserto : viaggiare in cerca di una nuova meta
– In dormiveglia
Nel torpore della notte fra sogni , l’illusione di un miraggio e un risveglio che ci consegna ad una dura realtà
– lo scirocco
Il vento caldo del sud, sfiancante, che non trova uno sbocco e logora alimentando pigrizia, rassegnazione e solitudine
– una nave alla deriva
In quell’andare alla deriva si riassume il destino dei personaggi spinti dal vento di scirocco a una fuga senza fine
– il vetro e lo specchio
Guardando attraverso il vetro vediamo il mondo e gli altri, guardando nello specchio vediamo noi stessi ”Più debbo rinnegare me stesso più ne provo gioia” Goethe
– TOMORROW MAN
– QUESTA TERRA E’ LA MIA TERRA, QUESTA TERRA E’ LA TUA TERRA
Dove si riassume la speranza per un mondo diverso
IL TEATRO E‘ UN MARE DI VITA O LA VITA E’ UN MARE DI TEATRO?
Al di là del mare c’è qualcuno che decide di cambiare completamente vita. Di notte si imbarca per traversare il mare e sbarcare nell‘altra sponda con il progetto di iniziare a vivere una nuova vita. La difficile navigazione da una parte crea relazioni, dall’altra fa affiorare dubbi, perplessità, malinconia, ricordi. Esseri umani che guardano al futuro affidandosi ad una barca che è in balia del mutar del vento e delle onde, e in quei momenti di difficoltà c’è chi risponde come quel personaggio pirandelliano che dice “Senti: il mare è infinito… un colpo di coda e si cambia direzione…” ma nel gelo della solitudine e della precarietà c’è la consapevolezza di dover accettare questa nuova, amara condizione con tutto quello che ne consegue.
Questa è la sinossi di “immagini da una traversata“ raccontata dalla nostra angolazione particolare e privilegiata, dove cerchiamo di “capire le ragioni“ di chi vuole cambiare la propria esistenza, di chi fugge dal proprio mondo, (proprio come abbiamo fatto “noi stessi” in passato, per cercare a nostra volta qualcosa di diverso),da quel mondo che è poi il mondo in cui tutti noi viviamo, quello dell’affermarsi, di essere se stessi, che significa fare i conti con la propria vita, con la propria libertà e solitudine, e con l’inesauribile ricerca di verità di cui gli esseri umani sono pieni.
Ancora una volta usiamo il teatro, quindi facciamo un rito, per affrontare un tema che riguarda la società nel suo intero, il teatro è uno specchio in cui è difficile non mirarsi, dove si riflette il modo di relazionarsi tra esseri umani, dove raccontiamo una nostra verità e il palcoscenico è il più autentico testimone. Lo spettacolo che nasce dalla nostra scrittura è un viaggio, un sogno in bilico tra finzione scenica e vita, tra la povertà da cui si fugge e una spensierata giovinezza, tra saggezza e impazienza, tra rimpianti e incomprensioni.
C’è un prologo, nel nostro spettacolo, una citazione di Pier Paolo Pasolini, che nel lontano 1960 nei suoi scritti chiamati “Profezie” ha anticipato il senso di tutte le attuali vicende del mondo con valore profetico, sicurezza, lucidità. Con quaranta anni di anticipo ha “visto il loro arrivo”, lo sbarco di migliaia di Alì, “arrivi che rendono inutile, senza colpa, gli ultimi barlumi di quella cultura che in passato ci ha fatto sentire grandi, ma che oggi sembra ormai davvero morta per sempre, uccisa dalla follia umana.”
I luoghi del racconto diventano luoghi astratti che hanno un denominatore comune, delle bianche barchette di carta, circondate da parole e immagini che hanno a che fare sempre, insistentemente, col mare. Perché questo è il fulcro attorno al quale noi, abitanti delle diverse sponde del MARE NOSTRUM continuiamo a girare: il mare. E il teatro. Due luoghi dove possiamo ritrovare alcuni aspetti di vita uguali ma che sono anche opposti. Spetta a noi scoprire e far vivere quel profondo legame che unisce questi due mondi, e forse, noi esseri umani possiamo avere un’ulteriore possibilità di ritrovarci.
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