Radio Maigret – I casi di Monsieur M.
Radio Maigret nasce da uno studio progressivo sulla scrittura di Simenon, sul clima dei suoi romanzi, del genere poliziesco, dalle immagini d’antan di un certo cinema francese e dei suoi autori di riferimento.
Il gioco delle ombre, dei sussurri, delle cose dette a mezza voce, sulle trombe delle scale, nei bistrot frequentati dalla piccola gente, degli incroci male illuminati, rende questo Maigret nero, più noir di quanto probabilmente le immagini, soprattutto di certe riduzioni televisive, anche recenti, ci abbiano abituato a pensarlo.I chiaro scuri d’epoca inducono a immaginare una scansione recitativa da vecchia radio, dove ritmi sincopati si accendono in prossimità dei microfoni. Ma la teoria dei rumori, quelli archetipici della paura, del brivido notturno, lo scricchiolio delle scale, della porta che si apre, i passi dell’inseguitore, lo sparo, sono qui distorti e giocati su una resa anche visiva che li strania e li deforma, spesso cogliendo di sorpresa l’attore con dei riverberi in differita e inquietanti fuori onda.
Un tappeto sonoro che allude alla vecchia postazione del rumorista ma ha i suoi riferimenti nella musica contemporanea e si intreccia con le voci, le sostiene, le annulla, le porta lontano.
Al doppio filo di questo Maigret, si aggiunge la teoria dei personaggi, colpevoli e innocenti, tutti “sotto il cielo di Parigi” confusi tra gli amanti di sempre e quel corollario di immagini che Simenon e il mito ci hanno reso consuete. Ma la proverbiale umanità del commissario e la penna empatica di Simenon non riescono a dissimulare la ferocia di una caccia che spinge il pubblico – come una folla di gendarmi – a braccare i colpevoli, bestie sanguinose, sospinte dalla miseria verso l’emarginazione e quindi alla delinquenza. Sono la folla di immigrati che già preme alle porte di Parigi e colpisce con determinazione cieca una società che li ghettizza e respinge.
Una storia che prelude e allude al presente, tanto da confondersi con esso.
Lo spettacolo rievoca uno dei romanzi più nostalgici di Simenon – Maigret et son mort – che, lontano da Parigi, in America, chiude gli occhi e enumera le strade, le piazze, i quai e i boulevard della “sua” città con la lucidità e la malinconia dell’esiliato.
Tre attori in scena, un musicista e rumorista alle prese con un cumulo di stracci e di oggetti ammassati ormai resi inutili dal tempo, un tumulo, nel quali frugare come nei ricordi: “Que reste-t- il…?”
da Georges Simenon
ideazione e testo di Gloria Sapio e Maurizo Repetto
effetti e tappeto sonoro realizzato dal vivo da Andrea Cauduro
con Gloria Sapio, Maurizio Repetto
genere prosa
durata spettacolo: 1h e 10’
necessità di spazio minima
scheda tecnica: 3 microfoni ad asta 2 casse spia, amplificazione, 10 proiettori da 1000, 1 sagomatore, possibilità di avere in scena 3 punti luce dimmerati.